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Da Corato risposta a di Tria: «cedemmo pneumologia a Terlizzi ma qui non arrivò cardiologia»

La Redazione
Ospedale Sarcone Terlizzi
Una replica a quanto affermato dall'ex sindaco di Terlizzi nei giorni scorsi arriva oggi dal coratino Salvatore Mascoli, dirigente del coordinamento nazionale infermieri Federazione Sindacati Indipendenti.
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Nei giorni scorsi l'ex sindaco di Terlizzi, Vincenzo Di Tria, era tornato a parlare del destino del presidio ospedaliero Corato-Terlizzi sparando bordate polemiche in tutte le direzioni. Una replica a quanto affermato da Di Tria arriva oggi dal coratino Salvatore Mascoli, dirigente del coordinamento nazionale infermieri Federazione Sindacati Indipendenti. La pubblichiamo di seguito

Non voglio entrare in polemica con Di Tria – scrive Mascoli – ma considero le sue opinioni non totalmente condivisibili.

La sconfitta della coalizione di centrosinistra nel comune di Terlizzi altro non è che il risultato della faida interna alla stessa coalizione in cui, molto probabilmente, sono prevalse nel recente passato, velleità personali, anziché politiche ”erga omnes”. E’ di tutta evidenza il “baratto” della nomina del sindaco di Corato a Presidente dell’ANCI Puglia, frutto di mercimoni e apparati settari e lobbistici, menzionato dall’ex sindaco di Tria su TerlizziLive.it, avvenuto nel recente passato.

Lo scenario politico attuale è il risultato determinato dai reietti della prima Repubblica, che hanno addizionato e moltiplicato anomalie, disfunzioni, abusi, soprusi, iniquità, con imperanti protervie e sperpero di denaro pubblico, operato con scelte irrazionali e anacronistiche dai “padroni” e dai “padrini” dei partiti divenuti proprietà private utilizzate per costruire conventicole, consorterie politico-sindacali che, mediante direttorii al servizio del padrone e/o padrino di turno, dispongono e favoriscono ”vantaggiosi e lucrosi” profitti in termini di consensi elettorali, di appalti, convenzioni, diretti o indiretti, incardinate sull’asse di trasversali consociativismi di politiche "cicero pro domo mea" (cosa nostra). Tutto ciò a discapito del servizio pubblico e a carico del portafoglio dei cittadini.

Per quanto concerne la diatriba della prevalenza di un ospedale a scapito dell’altro, Corato contro Terlizzi o Terlizzi contro Corato, è assolutamente micragnoso e fazioso e genera un conflitto campanilistico, inno al nichilismo del concetto di conservazione e mantenimento dello stato di salute e tutela e salvaguardia del principio: prevenire è meglio che curare.

Indubbiamente il bacino di utenza di Corato, 50.000 abitanti, costituisce un fondamentale principio dirimente per impostare l’offerta alla domanda di diagnosi e cure che necessitano di ricovero ospedaliero. E se si tiene conto che tra Corato, Ruvo, Terlizzi e Molfetta, Corato è l’unico centro che dispone di un valido polo materno-infantile (ostetricia, ginecologia, neonatologia e pediatria) e di un’equipe rianimatoria h24, si spiega perché non si può depotenziare il presidio ospedaliero di Corato che si è visto, invece, ridimensionare il numero dei posti letto di chirurgia a 10, con una circolare del 2 febbraio 2012, rotocollo 20504/1.

In questo modo non si fa altro che far rischiare la vita agli utenti perché il numero degli operatori tra medici (chirurghi e anestesisti rianimatori) e infermieri è sproporzionatamente  inferiore a coprire una turnazione h24 nei presidi di Corato e Terlizzi. E’ necessario fare riferimento al presidio di Corato se vogliamo salvaguardare e tutelare il diritto alla salute e alle cure più efficaci perché nel presidio di Corato operano rianimatore, cardiologo, ortopedico ed equipe di chirurgia ostetrica il cui intervento, a volte, è richiesto in maniera contemporanea.

Al contrario, invece, Corato rivendica la mancata apertura dell’unità operativa di cardiologia-UTIC dotata di 20 posti letto, così come ampiamente e chiaramente dimostrabile dall’atto aziendale dell’ex USL Ba 1, che determinava le dotazioni organiche in base all’art.8 legge regionale 25/08/03 n.19. Ma, anche in questo caso avvenne un’anomalia tipica del costume politico locale.

Infatti Corato, celermente cedette l’unità operativa di pneumologia, dotata di 20 posti letto, all’ospedale di Terlizzi. Al contrario, a Corato non giunse l’unità di cardiologia-UTIC, dotata di 20 posti letto. La distrazione è ancora più grave se si pensa che, all’epoca, sia il Presidente della Regione che il sindaco di Corato erano dello stesso partito, attuale Pdl. Si lascia all’immaginazione dei cittadini il motivo della mancata rivendicazione dell’unità cardiologia-UTIC.

Per cui, oggi, tutto questo clamore, invettive e strali lanciati dalle fazioni politiche delle città di Corato e Terlizzi non sarebbero avvenute e non staremmo neanche a parlare del depotenziamento del presidio ospedaliero di Corato.

La mia personale opinione è che i politici attuali sono avvezzi a dire ciò che conviene e non a dire ciò che è giusto e corretto, cioè creare un servizio sanitario che possa servire al meglio le esigenze dei cittadini. Personalmente ritengo che la diagnosi e le cure che richiedono la degenza ospedaliera devono essere effettuati in ambienti rispondenti a criteri scientifici provati e comprovati dalla massima espressione di efficacia, efficienza ed economicità in linea parallela e convergente allo stato dell’arte dettato da rigidi protocolli operativi e da linee guida avanzate, operate con magistrale solerzia, dedizione, zelo ed alta professionalità da parte di tutti gli operatori, che invece, il più delle volte, ”si vedono costretti a svuotare il mare con il bicchiere”: fanno ciò che possono ma non vengono messi in condizione di fare ciò che sanno fare bene.

Oltretutto si vedono denigrati, screditati, brutalizzati da forme di mobbing, oltraggiati e vessati nel decoro professionale e nella personalità morale, costretti a condizioni di lavoro proibitive che generano situazioni conflittogene e che compromettono pesantemente l’esito delle prestazioni sanitarie, perché dilazionano e differiscono sia l’approccio diagnostico che le cure appropriate per risolvere la patologia da cui sono affetti gli utenti. Oggi è assolutamente indispensabile introdurre i principi sovrani di massima efficacia ed efficienza, ponendo al completo servizio del cittadino e delle comunità assistite, attraverso una rivoluzione e una risoluzione copernicana, l’attuazione permanente della prevenzione primaria di tutte le forme di morbilità che deve essere antecedente alla cura (perché la cura è già una sconfitta).

Il concetto assiomatico “prevenire è meglio che curare” deve essere attuato a tutto campo in maniera capillare, intensa e costante,non ristretto a specifiche campagne di screening, molto spesso frutto di interessi distributivi, più che di efficacia clinica-epidemiologica,in rapporto alla spesa.

E’ in questo concetto più ampio di attenzione ad anticipare gli eventi morbosi e le complicanze derivanti dalle post-acuzie che si deve cimentare oggi la governance delle politiche sanitarie perché queste costituiscono la spesa sanitaria maggiore. Per cui, rimedio fondamentale è costruire, in una regione come la Puglia, ospedali dotati di 600 posti letto con tutte le specialistiche disponibili attualmente per un bacino di utenza di oltre 600.000 abitanti.

L’introduzione di questa misura operativa permetterebbe di ottenere cinque risultati vantaggiosi: riduzione di quasi il 50%della spesa sanitaria; riduzione del ricorso a cure specialistiche in altre regioni; abbattimento delle liste d’attesa; notevole riduzione della degenza ospedaliera,introducendo altresì la cartella elettronica o fascicolo personale attraverso una smartcard inserita nella tessera sanitaria; potenziamento del 118,creando almeno una postazione ogni 25000 abitanti.

Questa modalità costituirebbe sia una misura economica anticiclica alla crisi che l’attuazione di politiche assistenziali-territoriali innovative rispondenti ai criteri più avanzati di una medicina ottimizzata e di eccellenza che vede interagire in maniera globale il territorio, il medico di base e lo specialista ospedaliero-territoriale che segue il percorso assistenziale dell’utente dall’inizio alla fine. Questo è il vero banco di prova per il salto di qualità per  tutti coloro i quali si apprestano e vogliono contribuire a realizzare una società più equa e solidale, universalizzata al progresso dell’individuo, al servizio della collettività e non dei profitti personali e tribali che la classe dirigente attuale,purtroppo,personifica.

Polemiche sterili, opportunistiche e di bottega, invece, aumenterebbero notevolmente la spesa pubblica e i servizi al cittadino che sempre più è la vittima innocente e inconsapevole della malapolitica».

giovedì 24 Maggio 2012

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