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La rabbia dei parenti delle vittime: «Non è stata fatta giustizia»

Giuseppe Di Bisceglie
Giuseppe Di Bisceglie
La lettura della sentenza
Tra lacrime e incredulità, dopo la sentenza il dolore diventa sconforto
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Hanno atteso per quasi dodici ore, nel silenzio dell’aula di Corte d’Assise del Palazzo di Giustizia di Trani. Aspettavano la sentenza, mostrando delle t-shirt con le immagini dei loro cari, morti sul binario unico, nel tragico giorno del 12 luglio 2016.

E sono rimasti in silenzio per tutta la durata della lettura della sentenza, per poi abbandonarsi alle lacrime, talvolta contenute, altre volte trasformatesi in rumoroso pianto. Sono i parenti delle vittime del disastro ferroviario, che per anni hanno atteso che la giustizia si pronunciasse sulle responsabilità per la morte dei loro familiari, dei loro affetti più vicini.

L’assoluzione dei vertici di Ferrotramviaria, dei dirigenti del Ministero, per loro è stata la negazione della giustizia. Non credono nel solo errore umano, quello che ha portato alla condanna dei due ferrovieri Vito Piccarreta e Nicola Lorizzo.

«Hanno ucciso i nostri cari una seconda volta, non è servito a niente» ha commentato tra le lacrime Daniela Castellano, figlia di una delle vittime. «Credete veramente che l’appello potrà dare ragione a quattro fessi come noi? Noi non abbiamo il potere di Ferrotramviaria, non abbiamo potere in politica. Siamo nulla. Dopo Rigopiano tocca a noi» ha aggiunto.

Impassibile è rimasto Giuseppe Bianchino, papà di Alessandra, morta a 29 anni. Mentre si è abbandonata ad un sonoro pianto Anna Aloysi, sorella di Maria, morta nel disastro. «Non è una sentenza giusta», ha detto in lacrime.

«La legge non è uguale per tutti» hanno protestato altri presenti in aula, manifestando incredulità per la decisione dei giudici.

Ad attendere la lettura della sentenza c’erano anche i sindaci di Corato e di Andria, parti civili nel procedimento.

«È una sentenza di cui prendiamo atto. Certamente prendiamo atto del disappunto dei familiari delle vittime» ha affermato il sindaco De Benedittis. «I nostri Comuni, Corato e Andria, si sono costituiti parti civili, e adesso attendiamo di leggere le motivazioni della sentenza per le necessarie valutazioni conseguenti».

Innegabile, tuttavia, la soddisfazione di chi è stato scagionato dalle pesanti accuse per le quali era imputato. «Questa sentenza viene dopo un processo lungo, difficile a cui abbiamo contribuito tutti. È una vicenda terribile come è evidente dalle reazioni dei parenti. Però la giustizia va rispettata sempre» ha detto l’avvocato Michele Laforgia, difensore assieme a Tullio Bertolino, di Ferrotramviaria.

venerdì 16 Giugno 2023

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