«Rianimazione: giorno 7. La vita a volte gioca brutti scherzi: provo un dolore così forte che con le parole non riuscirei mai a spiegare».
Quel maledetto 25 Febbraio avrebbe dovuto essere un sabato come tutti gli altri. Invece, ha rappresentato per Fabio, 22enne terlizzese, l’inizio di un periodo buio e tormentato. Un tragico incidente stradale, la paura di non farcela, quell’irrefrenabile bisogno di aggrapparsi alla vita.
«Il frastuono delle ambulanze, la vita che scorre, il ticchettio del battito cardiaco ,il rumore assordante del mio respiro. Non mi importava delle mie otto costole rotte, del mio edema polmonare, del mio femore da buttare. Nemmeno di quella dannata macchina a cui ero intubato mi importava: in quella sofferenza io cercavo gli occhi di mia madre, pronta a sorreggermi quando le mie forze erano pari a zero. Non ho mai visto gli occhi di mio padre così sofferenti, ma al tempo stesso trasmettermi tanto coraggio» racconta Fabio, visibilmente commosso, in preda a diverse emozioni che sta ancora cercando di riordinare, come i ricordi sfocati di quella notte.
Fabio non può far altro che ringraziare i suoi angeli custodi, le colonne portanti della sua vita: mamma ,papà, la sua gemellina e il suo fratellone, ma soprattutto Vladimir, un ragazzo di passaggio dietro la sua auto che, con tutta l’amore di un fratello, gli presta soccorso. “Ad oggi lo ritengo il mio angelo custode” sostiene il 22enne, che sente l’estremo bisogno, attraverso queste righe, di ricordare ai suoi coetanei l’importanza della vita.
«Attualmente mi aspettano altri due interventi ortopedici e mesi di riabilitazione. Sono allettato, ma ho tanta voglia di rimettere il prima possibile i piedi su quelle zolle che per prime mi hanno dato la vita» il suo augurio.
Una storia che ci insegna che ogni momento è prezioso, ogni attimo è un dono. Una storia di speranza e resilienza, da tenere bene a mente di fronte a quelle che ci sembrano le difficoltà insormontabili della vita.