​L’impronta ecologica e le nostre azioni

Legambiente Corato
Nel periodo estivo è necessario fare più attenzione per riflettere ed operare stili di vita più sostenibili. Consumiamo tanto, probabilmente troppo
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L’impronta ecologica ci dice di quanti pianeta terra abbiamo bisogno per conservare l’attuale consumo di risorse naturali. Allo stato attuale abbiamo bisogno di poco più di 1,7 “Pianeti Terra” ma la nostra impronta ecologica come italiani è addirittura più forte di 2,6 “Pianeti Terra”.

Consumiamo troppo, non diamo la possibilità alle risorse di rigenerare le stesse per dare l’opportunità di sostenerci nelle varie attività. L’impronta ecologica si calcola in quanti kg di beni consuma un uomo all’interno di uno spazio delimitato per sapere di quanti ettari è necessario disporre per produrre queste risorse, ma anche per assorbire i rifiuti e le emissioni.

Abbiamo visto che l’impronta ecologica serve sostanzialmente a capire di quanto spazio ha bisogno l’uomo per vivere nel modo in cui vive, consumando quanto consuma e producendo i rifiuti che produce in un determinato momento. Per calcolare l’impronta ecologica è necessario classificare i consumi, secondo la seguente suddivisione: alimenti; abitazioni; trasporti; beni di consumo; servizi.

Inoltre, è importante capire come vengono prodotte le risorse naturali che noi consumiamo. Come territorio per energia; terreni agricoli; pascoli; foreste; superficie edificata e mare. Per questo ricordiamo che è necessario attivare un percorso di economia circolare. Come abbiamo precedentemente detto, rigenerare materie prime in nuove materie prime seconde. Per esempio, un giornale cartaceo se smaltito in modo corretto con la raccolta differenziata, può essere utilizzato nel packaging come involucro per un nuovo prodotto.

Dobbiamo capire che le scelte individuali hanno una ricaduta collettiva in ogni azione: dalla scelta del cibo, privilegiando il km 0, al modo di produrre rifiuti con tutta la filiera. Dai sistemi di allevamento e produzione di vegetali ed animali alla scelta di consumatori, come quella degli elettrodomestici A o superiori. Nel rendere efficienti le nostre abitazioni, nel modo di spostarci.

Si può fare, ci vuole la responsabilità e la collaborazione di tutti. Pensiamo ad essere agenti di questo cambiamento con le nostre scelte più attente alla sostenibilità. Dobbiamo cambiare in parte le nostre abitudini. Non è colpa di africani, indiani e cinesi che fanno troppi figli. È evidente che per il sud del mondo il problema è ridurre la loro popolazione dato che non si può certo pretendere che riducano i consumi o le tecnologie (anzi, dovrebbero aumentarli).

Viceversa, per i paesi occidentali l’obiettivo dovrebbe essere proprio limitare questi ultimi due fattori. L’italiano medio ha un’impronta ecologica di 3,11 ettari (2,21 ettari di ecosistemi produttivi terrestri e 0,9 ettari di ecosistemi produttivi marini). Un quadrato di 176 metri di lato, fatto per il 29% da mare, per il 43% da foreste, per il 9% da terreni agricoli, per il 17% da pascoli, per il 2% da superfici coperte da cemento (città, strade, infrastrutture). Ma in Italia tutta questa superficie ecologica produttiva non c’è!

Entro il territorio nazionale disponiamo di sistemi ecologici produttivi pari a un terzo del necessario. Tutto il resto dobbiamo importarlo. Anche tra gli italiani ci sono grosse differenze nell’impronta ecologica individuale: qualcuno ha un’impronta più piccola della media e pesa meno sul pianeta, altri hanno un’impronta più grande della media e lasciano sul pianeta segni più profondi. Consumiamo dunque più del triplo di quello che ci spetterebbe e il deficit ,come tutti i paesi ricchi, lo colmiamo in gran parte importando risorse a basso costo dal terzo mondo.

Ecco perché è così utile costringerlo a stare sul mercato mondiale mantenendolo però nella miseria, intrappolato dal debito e privo di qualsiasi potere contrattuale. Come se non bastasse, i nostri consumi sono in crescita: un italiano medio produce 398 chili di rifiuti all’anno e quasi il doppio di CO2 rispetto alla media mondiale (10 volte più di un indiano), consuma 150 chili di carta all’anno (quattro volte più della media mondiale, 75 volte più di un indiano), tre volte più combustibili fossili rispetto alla media mondiale e 23 volte più di un indiano.

Possediamo un’auto ogni due individui (una ogni dieci la media mondiale, una ogni 500 quella indiana). Per diventare ecologicamente sostenibili – e un po’ più equi – dovremmo ridurre i nostri consumi del 75%. Anche perché – sarebbe ovvio, ma è bene sottolinearlo – per ogni persona che, come noi italiani, consuma tre volte più di quel le spetta c’è qualcun altro, magari dall’altra parte del mondo, che deve accontentarsi di un terzo. L’uso, il riuso e l’utilizzo di beni e oggetti sono un freno per frenare la nostra impronta ecologica.

lunedì 29 Luglio 2019

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