Insegnante
La lettera

“Essere docente non è 18 ore e 3 mesi di vacanza”. La lettera della Prof.ssa Annalisa Barile

Mariarita Rana
Mariarita Rana
"Noi insegnanti custodi di sogni e speranze"
3 commenti 5144

Sacrifici, dedizione, perseveranza. La percezione di non essere compresi, la tenacia di andare fino in fondo per raggiungere i propri obiettivi, realizzando e avendo a cuore i propri sogni.

Il lavoro dell’insegnante, al centro di un dibattito sempre più acceso e curioso, visto e raccontato dall’esperienza di vita di una professoressa terlizzese, Annalisa Barile, che ha deciso di trasmettere un messaggio autentico ed efficace. Una lettera che lascia spazio ad una riflessione importante: quanto crediamo nei nostri sogni? Quanto siamo capaci di scommettere su noi stessi e sulle nostre capacità? Diamo ancora ascolto alle nostre passioni? Siamo in grado di trasmetterle? Quand’è che il verbo apparire ha superato di gran lunga il verbo essere? Tante domande a cui questa giovane professoressa terlizzese ha risposto attraverso una lettera che riportiamo qui di seguito integralmente:

“Sono una docente che ha avuto trasferimento dopo tanti anni, molti, troppi nel mio paese. Non sono fortunata come molti dicono perché ho girato per troppi anni l’Italia e sono una risorsa per la scuola italiana, ho vissuto scuole brutte ma anche scuole belle con dirigenze eccezionali e segreterie funzionanti.

Il mio iter è’ stato della generazione anni ’80, quando si entrava tramite abilitazioni ( quasi inesistenti ) e concorsi bloccati. Ora sono a casa , nella scuola che sognavo che ho visto costruire, che ho visto crescere da lontano. Sono a casa, ma ci sono tanti sacrifici.

Ora mi dicono sei a casa e lavori solo 18 ore e fai tre mesi di vacanza. Facciamo un po’ i calcoli. 18 ore costruite minuto per minuto perché i ragazzi bisogna amarli come in un collegio ha detto la mia dirigente. I ragazzi si amano, i ragazzi sono diversi, hanno un diverso livello di apprendimento.

18 ore. Ma non finisce qua. Si torna a casa. Alcuni docenti devono affrontare viaggi per il rientro, altri hanno figli e devono viverli, altri non hanno figli per scelta o perché la vita ha deciso cosi…si torna a casa. Dopo le famose 18 ore e si aprono libri , pc…ci sono docenti che studiano di notte, altri che mettono sveglia alle 4 di mattina per rendere avvincenti le lezioni e per studiarle. Il nostro è un lavoro di testa…lavoriamo di entusiasmo . Quanto lavoriamo ? Sulla carta 18 ore settimanali ( eliminando impegni istituzionali pomeridiani ), realmente 10 ore effettive al giorno.

Questo è’ un lavoro che si ama e che una persona sceglie consapevolmente di svolgere, non si improvvisa dopo aver lasciato altre professioni perché si pensa che è semplice e basta l’ empatia ( si parla di empatia e di pedagogia spesso ma sono proprio quelle persone che non hanno seguito alcun percorso serio pedagogico universitario).

No, non lavoriamo 18 ore alla settimana e i tre mesi di vacanza non esistono realmente.

Lavoriamo tanto e parlo di chi ama e ha scelto di essere insegnante e amare gli studenti. E a scuola non esiste lo show ! Non esistono teatrini… i docenti sono custodi di sogni, i docenti danno acqua a semi che diventeranno fiori meravigliosi.

I docenti non hanno bisogno di critiche perenni da parte di altri docenti, da parte dei genitori, da parte di alunni.

Un giorno questo ruolo era rispettato seriamente. È’ un ruolo istituzionale. Serio.

Noi abbiamo scelto! NOI ABBIAMO SCELTO DI ESSERE custodi DI SOGNI E MAI PERDEREMO L’ENTUSIASMO E LA GIOIA! La nostra arma vincente è il sorriso, la condivisione, la collaborazione e donare sapere!”

mercoledì 27 Settembre 2023

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Simone
Simone
7 mesi fa

Grazie per le belle parole. Il grosso problema è che insegnanti come Lei ce ne sono molto pochi purtroppo, siete una rarità. Le brutte parole e i pensieri negativi FORSE è colpa di tutti gli altri docenti per i quali non riesco a trovare aggettivi poco volgari per descrivere il loro operato. La passione e il sapere se prima di tutto venissero insegnate anche a loro per me potreste fare anche 4 mesi di ferie più che meritate. Grazie di nuovo per le belle parole

Ultima modifica 7 mesi fa da Simone
Gavino
Gavino
7 mesi fa

Grandissma

Giovanni Lovino
Giovanni Lovino
7 mesi fa

La lettera della docente sembra trasmettere una prospettiva molto soggettiva e concentrata sui sacrifici e sulle sfide dell’insegnamento, senza considerare appieno che ogni professione ha i suoi impegni e le sue difficoltà. Mentre sottolinea la sua dedizione e le lunghe ore di lavoro, sembra trascurare che molti lavoratori, inclusi quelli in fabbrica, affrontano sfide simili, come il viaggio per raggiungere il luogo di lavoro e gli impegni familiari.

La lettera sembra anche implicare che gli insegnanti sono gli unici a lavorare con la testa, mentre altre professioni, come quella in fabbrica, richiedono un duro lavoro sia fisico e mentale. Questo non tiene conto del fatto che molti lavoratori in fabbrica devono anche essere creativi, risolvere problemi e adattarsi a situazioni mutevoli.

Inoltre, la lettera sembra enfatizzare la stabilità del lavoro nell’istruzione pubblica rispetto al settore privato, senza considerare che molte persone lavorano in settori con contratti instabili e incerti.

In generale, la lettera sembra focalizzarsi troppo sulla percezione dei sacrifici personali dell’insegnamento, trascurando di riconoscere che ogni professione ha le sue sfide e che la dedizione e la passione per il proprio lavoro possono essere trovate in molte diverse carriere. Lettera inutile al grande pubblico.