La solenne maestosità di Masseria Difesa Tarantini
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La solenne maestosità di Masseria Difesa Tarantini

Felice Miscioscia per Murgia a Pedali
Pedalando tra le geometriche vie della Difesa Comunale di Ruvo di Puglia, prima di rimirare in lontananza il Bosco di Scoparella e le sue verdeggianti distese di querce, si staglia davanti a noi una sagoma possente, che quasi ci intima uno stop forzato, ma non per timore, quanto per ammirazione
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Pedalando tra le geometriche vie della Difesa Comunale di Ruvo di Puglia, prima di rimirare in lontananza il Bosco di Scoparella e le sue verdeggianti distese di querce, improvvisamente si staglia davanti a noi una sagoma possente, che quasi ci intima uno stop forzato, ma non per timore, quanto per ammirazione.

Imponente, solenne, trionfalmente adagiata a “difesa” dei suoi terreni. Difesa, appunto, più precisamente Masseria Difesa Tarantini, questo è il nome ascritto alla suddetta sagoma.

È un contesto particolare quello della Difesa Comunale di Ruvo, costituita nella prima metà del ‘500 per riservare terre da dedicare al pascolo armentizio dei contadini ruvesi (sottraendole al pascolo della Regia Dogana) e sdemanializzata in gran parte sin dal XVII secolo, per far fronte a debiti del comune. Le ricche famiglie possidenti entrarono così in possesso di queste terre e, pietra su pietra, eressero le loro masserie, centri nevralgici dei latifondi.

Masseria Tarantini si inserisce a pieno titolo in questo contesto, con la sua ultrabicentenaria storia, narrandoci, a suo modo, le vicende succedutesi nei secoli, vicende di privilegi feudali e di malcontenti, di proprietà terriera e di lotte contadine. Le masserie, simbolo di potere economico e rendita feudale, si arricchivano così di nuovi elementi difensivi, quali garitte e caditoie, nonché di configurazioni che le rendevano fortificate ed in grado di resistere ai numerosi assalti.

Le pietre, dunque, raccontano e ci forniscono uno splendido esempio di queste nuove conformazioni architettoniche, in tutta la sua “enormità”, testimonianza di una storia in continua evoluzione. Successive aggiunte e stratificazioni, anche in sopraelevazione, di nuovi ambienti, funzionali ad una produzione varia, ne facevano sicuramente un importantissimo centro di vita rurale, in cui si possono notare tecniche costruttive (vedasi il particolare delle volte a botte con “bubbole” in laterizio per alleggerire il solaio) ed elementi estetici di un certo pregio, quali l’intonaco rosso, ancora visibile in flebili tracce. È però la grandiosa loggia di ingresso, probabilmente posticcia ma non per questo meno gradevole, una rarità da queste parti, che conferisce quell’ulteriore tocco di maestosità in grado di suscitare l’ammirazione di cui sopra.

Ma ora è il momento di tralasciare questa forse a tratti “didascalica” ed inusuale dovizia di particolari e di restare a guardare, fantasticando su cartoline rurali sbiadite dal tempo, cartoline di comunità contadine che nei secoli animarono tali luoghi fulcrali di produzione e di vita agreste, prima dell’inesorabile declino, che nulla toglie al loro fascino decadente ma ammaliante.

sabato 23 Marzo 2024

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