​Acqua bene comune. Criticità in estate, ma è possibile fare qualcosa

Legambiente Corato
Tutti conoscono l'importanza dell'acqua dolce, potabile, pulita per uso umano, ma purtroppo, è limitata. Per usare una metafora immaginiamo che...
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Tutti conoscono l’importanza dell’acqua dolce, potabile, pulita per uso umano, ma purtroppo, è limitata. Per usare una metafora immaginiamo che all’interno una grande vasca di acqua salata, l’acqua dolce e potabile sia solo all’interno di una piccola ciotola. Gli esperti dicono che quest’ultima rappresenta solo il 3% dell’acqua presente sul nostro pianeta.

Il problema di approvvigionamento idrico in Puglia si presentò ai Romani particolarmente fastidioso almeno dal I sec. a.C. L’accenno di Orazio all’Apulia siticulosa (Epod. 3,14) non è un momento di malumore o una scherzosa battuta, ma una realtà di cui si era ben consci a Roma, in un’aria di quasi scetticismo. Insomma la caratteristica peculiare della Puglia è la scarsezza d’acqua. Quella che non suscita nessun apprezzamento altrove, in Puglia è lesinata, scarseggia in modo pesante, diventa oggetto di gran valore.

Quando nel 23 a.C, a conclusione della sua opera poetica, Orazio vorrà legare la sua opera lirica alla sua terra d’origine, che è la valle percorsa dall’Ofanto, descriverà utilizzando le seguenti parole: «si parlerà di me nella contrada dove un tempo regnò l’eroe fondatore, l’antico Dauno, povero di acque» (C. 3, 30,16: pauper acquae Daunus). Con trasposizione poetica la scarsezza d’acqua l’attribuisce a Dauno, e non alla contrada dove esercitò il suo regno. Nonostante da un secolo in Puglia abbiamo il più grande acquedotto d’Europa, che porta l’acqua dalla Daunia al Salento passando lungo tutto il Tacco d’Italia, permettendo la vita e la possibilità di sviluppo di varie realtà socioeconomiche, l’acqua potabile non è un bene illimitato.

Ci sono piccole e grandi soluzioni per puntare al risparmio dai piccoli gesti domestici nel ridurre e chiudere il flusso dell’acqua quando non è necessario, ma è opportuno sensibilizzare/ci ad un uso più razionale e consapevole: questa esperienza diffonderla ai più giovani. L’uso domestico è un settore in cui tutti possono contribuire a risolvere il problema idrico. Gli italiani consumano circa dieci volte più acqua di quanto necessario per soddisfare i bisogni umani di base. La sensibilizzazione dell’opinione pubblica è la chiave per cambiare i comportamenti dispendiosi.

Piccoli cambiamenti applicati in tutto il Paese potrebbero avere un grande impatto, e ci sono accorgimenti che tutti possono osservare. Le docce rappresentano uno dei maggiori sprechi di acqua per uso domestico: tipicamente, vengono utilizzati più di 20 litri al minuto. Diminuire il tempo della doccia da dieci a tre minuti può far risparmiare almeno 70 litri a persona, circa 840 litri alla settimana per una famiglia di quattro persone. Si può anche usare un secchio per raccogliere l’acqua sprecata in attesa che arrivi l’acqua calda e utilizzarlo per innaffiare le piante o per pulire il pavimento. Allo stesso modo, i servizi igienici utilizzano una grande quantità d’acqua, i modelli più vecchi usano fino a 18 litri per ogni scarico, il che rende importante tirare lo sciacquone solo quando necessario.

Se i vecchi servizi igienici non possono essere sostituiti con un doppio scarico a basso consumo idrico, risparmiando migliaia di litri all’anno, mettere un mattone o una bottiglia piena nella cisterna ridurrà la quantità di acqua utilizzata quando si tira lo sciacquone. Sistemare le perdite in casa consente di risparmiare una quantità sorprendente di acqua: oltre 20.000 litri all’anno per un rubinetto che gocciola e quasi 60.000 litri all’anno per una toilette che perde. In cucina è possibile risparmiare acqua in molti altri modi. Un rubinetto, mentre è in funzione, utilizza circa 16 litri di acqua al minuto, che aumentano rapidamente quando si lavano le verdure o si sciacquano le stoviglie.

I rubinetti ad alta efficienza aggiungono aria al flusso d’acqua in modo da ottenere una pressione simile con appena la metà della quantità di acqua. Lavare le stoviglie in un lavandino può utilizzare 122 litri d’acqua; una lavastoviglie utilizza in media solo 12 litri per carico grazie alla sua capacità di filtrare e riciclare l’acqua, il che elimina anche la necessità di pre-sciacquare sotto il rubinetto.

Poiché si prevede che il cambiamento climatico porterà in Italia condizioni meteorologiche più frequenti ed estreme, molti ammettono che è necessario un approccio all’acqua più calcolato. Il pericolo è la diminuzione della quantità e della qualità dell’acqua. La soluzione è vecchia come l’Aqua Appia: investire in modi efficaci per portare l’acqua dove serve e utilizzarla in modo responsabile. Un’altra soluzione potrebbe essere incrementare la produzione d’acqua in Italia. I tentativi di creare precipitazioni artificiali hanno avuto scarso successo; tuttavia, la desalinizzazione è adesso un’opzione considerabile in quanto è diventata meno costosa.

Nel mondo ci sono circa 17.000 impianti di desalinizzazione che riforniscono 300 milioni di persone: gli impianti di desalinizzazione australiani sono cresciuti in maniera costante nei periodi di siccità, mentre Israele utilizza questa tecnologia per esportare acqua dolce. Un altro modo per migliorare l’efficienza è attraverso programmi di riutilizzo su larga scala delle acque reflue, che catturano l’acqua usata per l’utilizzo a scopi non potabili, quindi prevalentemente per l’allevamento, l’industria e l’agricoltura.

Molte di queste soluzioni richiedono investimenti considerevoli e tempi che purtroppo in Italia diventano lunghi per opere pubbliche primarie, nonché la solidarietà nella condivisione del bene acqua anche da altre regioni come l’Abruzzo: nel frattempo, la soluzione più economica è ridurre il consumo d’acqua. L’Italia ha una delle impronte idriche più alte d’Europa, superiore del 66% alla media mondiale. Di questa, una quantità sproporzionata viene utilizzata per l’agricoltura: fermo restando che l’irrigazione è essenziale per l’Italia, bisognerebbe considerare i vantaggi in termini di consumo del passaggio dall’antica e inefficiente pratica delle inondazioni ai più sostenibili sistemi di micro-irrigazione.

Ci sono stati anche esperimenti incoraggianti rispetto all’impiego di acqua salata per l’irrigazione di alcune coltivazioni. L’industria è il secondo settore per utilizzo di acqua e anche in questo caso l’adozione di processi più efficienti dal punto di vista idrico e la trasformazione dell’acqua salata in acqua dolce potrebbero ulteriormente contribuire alla riduzione dei consumi.

mercoledì 24 Giugno 2020

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