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Il sabato della Festa Maggiore: il programma

La Redazione
Festa Maggiore 2018
Inizia oggi la tre giorni canonica della Festa Maggiore, sebbene il programma sia di fatto privato dell'attrazione principale, la processione del Carro Trionfale per le strade della città, a causa delle restrizioni da Covid
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Inizia oggi la tre giorni canonica della Festa Maggiore, sebbene il programma sia di fatto privato dell'attrazione principale, la processione del Carro Trionfale per le strade della città, a causa delle restrizioni da Covid. 

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Questo il programma di oggi:

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Ore 8.30 Giro per le vie cittadine della bassa musica Marinelli

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Ore 17.00 Piazza Cavour – Chiostro delle Clarisse – Annullo Filatelico Poste Italiane/Festa Maggiore 2021 – Cartoline e pieghevoli dedicati al Carro Trionfale e alla Confraternita di S. Maria di Sovereto, a tiratura limitata, da ritirare presso il Chiostro delle Clarisse
nOre 18.30 Giro per le vie cittadine della Premiata bassa musica "Amici della Musica" Città di Terlizzi
nOre 20.00 Corso Dante – Celebrazioni Dantesche Inferno, Purgatorio e Paradiso – versi selezionati da Giada Del Re
nOre 20.30 Piazza Cavour – Corso Vittorio Emanuele – Viale Roma – Serata Medievale con sbandieratori e figuranti a cura del gruppo storico "I FieraMosca" della città di Barletta Ore 21.00 Viale Roma – concerto di musica lirica in Cassa Armonica a cura del tenore Girolamo Binetti e del soprano Stella Roselli
nOre 21.00 Largo Lago Dentro – Adolphe Sax Quartet in Sax Story – Giorgio D'Elia (sax soprano), Giuseppe Chiapparino (sax alto), Adriana Giancaspro (sax tenore), Giampaolo Caldarola (sax baritono) Serata in collaborazione con l'Associazione Sovero.

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L'edizione annuale della festa è da ricordare anche perché ricorrono esattamente i 300 anni dalla fondazione della Confraternita di Santa Maria di Sovereto (1721–2021). Di seguito una ricognizione storica a cura di Vito Bernardi, studioso della storia della Puglia e di Terlizzi in particolare, nonché componente del Comitato Feste Patronali. 

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LA CONFRATERNITA DI SANTA MARIA DI SOVERETO

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nel trecentesimo anniversario dalla fondazione (1721-2021)

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Nel primo ventennio del Settecento sorgono a Terlizzi ben sei confraternite: San Francesco (1702), Santa Maria di Costantinopoli (1703), San Giuseppe (1704), Santa Maria della Misericordia (1704), Sant’Ignazio (1715), Santa Maria di Sovereto (1721). 

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Il forte fervore confraternale provoca non solo un risveglio religioso ma  costituisce motivo di aggregazione di ceti diversi che daranno alla città un duraturo rilancio economico che si protrarrà per tutto il Settecento e la metà dell’Ottocento. 

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Nei primi decenni del Settecento, periodo di  vivacità sociale e religiosa, si colloca il risveglio e la ripresa  dell’antico culto verso la Vergine di Sovereto assurta a Patrona della città. Il promotore della rinnovata devozione fu il sacerdote Francesco Bonaduce (27 settembre 1702/23 gennaio 1772), teologo, predicatore quaresimale, arciprete nel 1757. 

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Insieme ad alcuni devoti fece istanza all’Ordinario diocesano di erezione del sodalizio sotto il titolo del “Patrocinio della Beatissima Vergine Maria di Sovereto”. Con decreto del 15 settembre del 1721, l’istanza di erezione venne approvata dal Vicario capitolare Pietro Antonio Schettini. 

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La seconda cappella situata nella parte sinistra  della Collegiata di Sant’Angelo “in cornu  Epistolae”, concessa dai canonici alla neonata confraternita, diventò il luogo della devozione verso la Vergine Hodigitria (Colei che mostra la Via).

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Il 29 settembre 1721 si riunirono i soci fondatori per dare al novello sodalizio forma giuridica. Venne eletto primo governatore il frate Nicolò Zappa, raffinato teologo dell’Ordine Cappuccino, primo assistente il fisico Pietro Antonio de Napoli, antenato del pittore Michele de Napoli. La stesura dello statuto, per motivi interni, non trovò concreta applicazione. 

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Nel 1725 la visita pastorale a Terlizzi di fra Antonio Pacecco dell’Ordine dei Minori Osservanti pose fine alla mancanza di regole. 

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Il Visitatore Apostolico prese visione della struttura organizzativa, del patrimonio, delle rendite, delle finanze, del numero dei confratelli, dell’abito composto da sacco e mozzetta color celeste, delle pratiche devozionali tra cui l’obbligo della confraternita di  solennizzare la festa del “Patrocinio della Beata Vergine” nella terza domenica di novembre, della cappella che l’Università di Terlizzi nel primo decennio del Settecento aveva fatto costruire nella chiesa matrice in sostituzione della esistente, dotandola di altare con ai lati  le statue di San Rocco e San Sebastiano, compatroni minori della città invocati  durante la peste del 1656 che afflisse il Meridione e Terlizzi. 

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La visita del Pacecco  si concluse con l’elencazione delle suppellettili sacre possedute dalla confraternita e l’emanazione delle seguenti regole statutarie che prevedevano: il Priore quale responsabile, due Assistenti dovevano sostituire il priore in caso di assenza,  il Cappellano addetto alla formazione spirituale, il Segretario per la stesura dei verbali, il Tesoriere, il Maestro delle cerimonie, il Sagrestano e due Razionali  per il controllo dei bilanci. Il Maestro delle cerimonie e il sagrestano dovevano essere nominati dal priore. 

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Tali cariche dovevano durare un anno e i componenti dovevano essere eletti a scrutinio segreto. L’elezione doveva svolgersi a novembre dopo la festa del “Patrocinio della Beata Vergine”. L’ammissione al sodalizio doveva avvenire a scrutinio segreto. Dovevano essere ammessi solo i devoti di buoni costumi e non gli ecclesiastici e gli iscritti ad altri sodalizi. 

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Durante l’anno di noviziato il nuovo adepto doveva dare dimostrazione con la sua vita di osservare tutte le  pratiche di pietà specie mariane. 

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Lo statuto del Pacecco trovò opposizione nella confraternita perché stabiliva un numero chiuso per gli iscritti (massimo 25) e l’esclusione degli ecclesiastici dalle cariche. Il Visitatore con queste decisioni aveva penalizzato in particolar modo il clero da secoli in contrasto, a causa dell’autonomia, con la Chiesa giovinazzese che nel marzo del 1727 con Bolla di papa Benedetto XIII si vedeva riconfermati i suoi diritti sulla ”Terram Terlitii”. 

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Tali restrizioni non fermarono la crescita del sodalizio che aumentava di numero con l’iscrizione di molti sacerdoti, agricoltori, forieri, artieri, borghesi che in quanto letterati assumevano cariche di gestione. 

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Fino al  1753 la confraternita rimase nella cappella della chiesa matrice, successivamente si trasferì  in un oratorio donato dal confratello Angelo Paparella dal titolo “Tutti i Santi”, vicino alla stessa chiesa matrice, rimanendovi fino al 1838. Negli anni trenta  dell’Ottocento i duecento ducati ricevuti dal Capitolo per l’abbattimento del predetto oratorio resosi necessario per dare spazio alla costruenda “Chiesa nuova”, dettero la possibilità alla nostra di costruire un nuovo ed ampio oratorio su un suolo del nobile Gennaro Antonelli de Paù, ubicato sulla strada della Trinità. 

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Le pratiche devozionali mariane e la partecipazione attiva alla vita interna del sodalizio diventavano per ogni iscritto momenti di crescita spirituale e di unità. 

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Le processioni del 23 aprile di consegna della Effigie a Sovereto e del primo sabato di maggio di riconsegna con le successive celebrazioni, costituivano momenti di intensa partecipazione spirituale. 

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Ci si preparava sin da gennaio a questi eventi con l’elezione dei confratelli incaricati a chiedere oblazioni nei giorni festivi. Con il denaro ricavato dalla vendita dei doni ricevuti si faceva fronte alle incombenze che comportavano le citate festività. 

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Inoltre, per statuto, in Cattedrale la terza domenica di novembre si festeggiava il “Patrocinio della Beata Vergine Maria”. 

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L’altra festa mariana tenuta in considerazione dal sodalizio era quella della” Presentazione del Signore” il 2 febbraio. 

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Le pratiche devozionali non riguardavano solo quelle mariane. I fratelli dovevano incontrarsi la domenica per recitare l’Ufficio della Beata Vergine e il rosario, confessarsi in tutte le festività mariane, fare  la ”disciplina” ogni venerdì di Quaresima, preparare con addobbi le Quarantore che la Curia aveva stabilito di far solennizzare, allestire durante la Settimana Santa il Sepolcro che nel 1868 venne arricchito con il gruppo statuario composto dalle immagini vestite di S. Giovanni e dell’Addolorata e da quelle scolpite del Crocifisso e della Maddalena, opere dello scultore terlizzese Giuseppe Volpe. 

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Come tutte le confraternite anche la nostra teneva in debita considerazione il ruolo della officiatura funebre. Per questo nel 1763 il fondatore Bonaduce istituì il Monte dei Morti. Un altro servizio a favore della comunità  a cui la confraternita ci teneva era quello del maritaggio a favore delle povere ragazze bisognose di dote per sposarsi, soppresso purtroppo dal governo liberale nel 1915 con decreto luogotenziale n.873.

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Dal punto di vista economico la confraternita sin dalla sua fondazione non ha versato in buone acque. Le entrate erano costituite dalle elemosine, dalle quote degli iscritti, da alcuni casamenti posseduti, dalla attività funeraria, dalle oblazioni. Sotto il regno di Ferdinando IV, il governo cercava di disciplinare i sodalizi per tenerli sotto il suo controllo. 

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Per conseguire la personalità giuridica ogni confraternita doveva venire in possesso del Regio Assenso sull’atto di fondazione e sulle regole. Il nostro sodalizio presentò a Ferdinando IV, presso la Reale Camera di S. Chiara, il 20 settembre 1776 la richiesta di approvazione delle “Regole per lo buon governo ed amministrazione” a firma del Padre spirituale, arciprete Angelo Laghezza, del Priore Nicolò de Bernardi e di altri 97 confratelli, alla presenza del notaio Nicola Fiore. 

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Le nuove regole, diverse da quelle del Pacecco del 1725, furono approvate il 30 ottobre 1776. Finalmente la  confraternita aveva uno statuto composto di nove capitoli. 

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Con la legge Crispi n.6972 del 17 luglio 1890 le confraternite tra cui la nostra, trasformate in Opere Pie, passarono sotto il controllo comunale e precisamente della Congregazione di Carità. 

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Un periodo buio per i sodalizi che si protrasse fino agli anni venti del Novecento quando, grazie ai Patti Lateranensi del 1929, ripresero il loro antico cammino di devozione e di servizio alle comunità.    

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sabato 7 Agosto 2021

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