Lo scontro tra i treni del 12 luglio 2016
La ricostruzione

Processo disastro ferroviario, i giudici: «Fu errore umano»

Luca Ciciriello
Luca Ciciriello
La sentenza con le motivazioni smonta l'impianto accusatorio della Procura. Secondo il Tribunale, l’intero processo è stato costruito sul presupposto della illiceità del sistema del blocco telefonico. E proprio quel presupposto si è rivelato errato e fallace
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La violazione delle norme da parte del capostazione di Andria e dei due capitreno (uno dei quali deceduto): secondo il Collegio del Tribunale di Trani, questa è stata la causa dello scontro tra i treni avvenuto sulla linea ferroviaria Andria-Corato il 12 luglio 2016, impatto che ha causato 23 vittime e 51 feriti. Ieri sono state rese pubbliche le motivazioni della sentenza.

In sintesi: viene smontata la ricostruzione accusatoria che aveva coinvolto i vertici di Ferrotramviaria; sono condannati i due operatori ferroviari: 6 anni e 6 mesi di reclusione a Vito Piccarreta (capostazione ad Andria) e 7 anni a Nicola Lorizzo (capotreno del mezzo partito da Andria e diretto a Corato); sono state assolte altre 14 persone.

Per il Tribunale si è trattato di un evento di natura eccezionale, non prevedibile e imputabile solo ai due dipendenti che, non adempiendo ai loro doveri, hanno provocato quello scontro. Una conclusione di natura opposta rispetto a quella della Procura che, invece, aveva sostenuto che la stessa Ferrotramviaria avrebbe potuto e dovuto intervenire per evitare l’incidente.

Il blocco telefonico. Come si legge nella sentenza, l’intero processo è stato costruito sul presupposto della illiceità del sistema del blocco telefonico. E proprio quel presupposto si è rivelato errato e fallace alla fine del lungo dibattimento e ha fatto sgretolare l’impianto accusatorio. Questo perché l’utilizzo del regime del blocco telefonico al momento del disastro era lecito e consentito. Dunque, se il regolamento di circolazione che disciplinava l’utilizzo del sistema fosse stato applicato correttamente da Piccarreta e Lorizzo, la collisione frontale non si sarebbe verificata.

La ricostruzione dei fatti del 12 luglio 2016

In sostanza, Piccarreta e Lorizzo non si sono accorti che il treno ET 1016 proveniente da Corato non era ancora giunto alla stazione di Andria, probabilmente confondendolo con l’ET 1642, il quale, avendo cumulato circa 22 minuti di ritardo, era arrivato nella stazione di Andria alla stessa ora in cui sarebbe dovuto arrivare l’ET 1016, anche questo in ritardo.

Il capostazione Piccarreta ha dato il via libera al treno 1021 per Corato, subito dopo l’arrivo del 1642, senza attendere l’arrivo del secondo mezzo incrociante, il 1016, che era regolarmente partito da Corato a seguito del 1642.

Il capotreno del 1021, Lorizzo, pur avendo una visuale chiara e libera del tronchino che gli permetteva di rendersi conto che quel binario era vuoto e che, quindi, ad Andria stava incrociando solo uno dei due treni che avrebbe dovuto incrociare, è partito affidandosi esclusivamente al segnale di partenza dato dal capostazione.

Piccarreta e Lorizzo hanno avuto solo uno scambio di rapide battute a distanza, durato pochi secondi nel corso del quale Lorizzo non ha consultato il foglio di corsa e non ha annotato su di esso l’orario dell’ultimo treno incrociante, circostanza confermata dal fatto che il foglio di corsa del treno 1021, recuperato tra i rottami, non presentava alcuna nota.

Nella sentenza si legge che Piccarreta e Lorizzo erano dipendenti che utilizzavano quel regime di circolazione dal momento della loro assunzione (circa 30 anni prima del 2016) e che avevano effettuato quell’incrocio tra i treni 1016, 1642 e 1021 decine di volte nella loro vita professionale: tra il 2013 e il 2016, e, quindi, nelle condizioni di aumento del traffico, Piccarreta aveva regolato quell’incrocio oltre 200 volte, Lorizzo almeno 58, non commettendo mai errori.

Intanto, adesso si aprono i termini per la proposizione dell’appello da parte della Procura.

giovedì 14 Dicembre 2023

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